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3 Febbraio, auguri a Vlade Divac

vlade divac
loza on 3 febbraio 2014 - 1:22 in Oggi faccio gli Auguri a...

Auguri allo zio. Non lo zio Bergomi ma lo zio Vlade. Vlade Divac è nato il 3 febbraio del 1968 e compie oggi 46. Nato a Prijepolije, in Jugoslavia, diventato Serbo dopo lo sfascio dei balcani. Basket allo stato puro. Talento, cervello e mani. In Europa, con la nazionale e in Nba. Sempre un fattore, sempre qualcuno su cui contare e fare affidamento.

Centro di 2.16, rispetto a tanti altri connazionali ha giocato relativamente poco in terra natia e in Europa. Con quella faccia un po’ così, di chi sembra poi non avere troppa voglia di sbattersi, ha però a grande fortuna di essere pescato molto tardi al primo giro del draft ’89. Molto tardi (nr 26) dai Looooos Angeleeeees Laaaakers. Non quelli posticci di qualche anno dopo con Van Exel e Ceballos, ma quelli di Magic e Jabbar. Tutto vero, Magic e Jabbar. Il giovane Vladone arriva a El Segundo, L.A., e va faccia a faccia coi miti. Quelli veri, quelli del primo dream team e anche di più.

Beh, per la verità Kareem smette di giocare praticamente subito, i suoi 38387 punti prendono la valigia e lasciano spazio all’implume pulcino serbo. Ragazzi, qui un mito se ne va e arriva un giovanotto dall’Europa. Ce ne sarebbe per cadere in depressione sotto quintali di pressione, ma a Vladone non gliene frega… Magic c’è e abbeverarsi alla sua scienza può solo fare bene. Poi ci sono ancora James Worthy (inchino), Michael Cooper, perfino “Big O” Orlando Woolridge (lo ricorderete a Treviso). Vecchiotti quei Lakers, ma tremendamente pieni di talento e abituati a vincere. In panchina c’è Pat Riley ma si perde la semifinale di conference coi Suns. L’anno dopo c’è Dunleavy, Magic è ancora lì e si arriva a battezzare il primo titolo di Michael Jordan perdendo in finale 1-4 coi Bulls. Divac? Cresce, si abitua, si americanizza e fuma. Già, perché il vizietto non lo ha mai abbandonato. Da 8.5 passa a 11.2 punti. Poi però gli eventi passano come un tornado sul basket in gialloviola e anche lui, suo malgrado, viene preso in mezzo. Magic annuncia la sieropositività in una conferenza stampa indimenticabile e strappalacrime, Divac gioca poco perché infortunato e anche Worthy, di lì a un anno, si ritira. C’è il set up per una carriera modesta di Vladone, lo scenario è quello di un ragazzone che può anche perdersi nella mediocrità.

Invece rimane solido, va a 14.2 punti e poi anche a 16 nel ’94-’95.Nel ’96 torna Magic (che però dura poco) e l’anno dopo Divac se ne va. L’addio del serbo segna l’inizio della nuova dinastia losangelina, anche perchè, nel cederlo, Jerry West si assicura i diritti sul giovanissimo Kobe Bryant. Dall’anno successivo, con Shaq, la storia per i Lakers sarebbe cambiata.

Divac è a Charlotte con Glen Rice, ma non può obiettivamente puntare in alto. Resta due stagioni agli Hornets (18 punti a partita il primo anno) e, al di là dei flop (accusato spesso dai pari ruolo americani di cadere troppo precipitosamente), continua a essere solidissimo. La vera svolta però arriva con l’approdo a Sacramento. Coi Kings del bimbo Stojakovic a cui fa da padre più che da zio. Con Chris Webber, altro ballerino dalle mani fatate che gioca numero 4 e compone con lui una coppia di lunghi gustosissima a livello di fantasia e tocco. Con Rick Adelman, ma soprattutto con Pete Carril e la Princeton Offense che ha esaltato le sue doti di passatore. Lì, al gomito, a nascondere la palla e farla ricomparire per i compagni come il coniglio dal cilindro. Stupore e ammirazione, un genio.

La squadra cresce e Divac è uno dei motivi. Coi Lakers la sfida si accende spesso e volentieri, con Shaq pure. Fino a serie di playoff da sliding doors che potevano cambiare il destino dell’Nba in un senso o nell’altro. Squadra meravigliosa, ma poco vincente. Fa tempo a tornare ai Lakers a fine carriera, Vladone, ma non rimedia anelli. Fa niente, bastano 2 ori ai Mondiali, 3 agli Europei e due argenti olimpici? Bastano, bastano…

Nota finale: date un’occhiata a “Once brothers”, se vi capita… E’ la storia di Divac e di Petrovic, del loro essere uniti in nazionale e poi divisi dalla guerra. Del rimorso di Vlade per non aver saputo appianare le differenze, della morte di Drazen…

Nota finale bis: nei primi giorni di gennaio il padre di Divac, Milenko, è morto in un tragico incidente d’auto. R.I.P.

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