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The Decision, Part II – Lebron James a Cleveland

lebron
loza on 12 luglio 2014 - 12:07 in NBA, Sport USA

Mi sono preso qualche ora per riflettere sulla questione, ma le mie opinioni restano le stesse. Cercherò di spiegarmi in queste righe, perché sulla questione Lebron James è stato detto di tutto, si dirà di tutto ed è concesso tutto. È anche giusto così, visto che parliamo pur sempre del numero 1.

 

1)      “I’m coming home”: la frase un po’ stride col contesto. D’accordo che a Hollywood, e per estensione anche in tutti gli Stati Uniti, si è più abituati ad abbellire le storie con cornici fiabesche, con contorni da cartone animato e con i colori dell’arcobaleno, ma parliamo pur sempre di atleti professionisti che lavorano in un contesto ipercontrollato. La motivazione numero uno non può essere quella del “Torno a casa”, non prendiamoci in giro.

2)      “Before anyone ever cared where I would play basketball, I was a kid from Northeast Ohio. It’s where I walked. It’s where I ran. It’s where I cried. It’s where I bled. It holds a special place in my heart. People there have seen me grow up. I sometimes feel like I’m their son”: questo è l’inizio della lettera di Lebron. Al che io rispondo: con tutto il rispetto per te e la tua decisione, legittima, non ci prendere in giro.

3)      “But I have two boys and my wife, Savannah, is pregnant with a girl. I started thinking about what it would be like to raise my family in my hometown”. Per favore Lebron, non insultare l’intelligenza della platea.

4)      Anche perché tornare “a casa” vorrebbe dire tornare ad Akron, Ohio, dove con la St Vincent – St Mary aveva iniziato a far aprire gli occhi al mondo. Quella era ancora la Terra Madre del Prescelto. Il resto è business, non venitemi a dire altro.

5)      Le magliette bruciate, la lettera di Dan Gilbert, ecc… Ecco, qui la figura migliore l’ha chiaramente fatta Lebron, che dice: “The letter from Dan Gilbert, the booing of the Cleveland fans, the jerseys being burned — seeing all that was hard for them. My emotions were more mixed. It was easy to say, “OK, I don’t want to deal with these people ever again.” But then you think about the other side. What if I were a kid who looked up to an athlete, and that athlete made me want to do better in my own life, and then he left? How would I react? I’ve met with Dan, face-to-face, man-to-man. We’ve talked it out. Everybody makes mistakes. I’ve made mistakes as well. Who am I to hold a grudge?”

6)      Lebron dice anche “I’m not promising a Championship” e “I twill be a long process”. Pinocchio… Intendiamoci, non sarà facile, ma il motivo numero 1, 2 e anche 3 del ritorno a Cleveland è semplicemente che con lui ai Cavs c’è una squadra dal talento inaudito. In ordine molto sparso: Lebron, Irving, Wiggins, Waiters, Thompson. Io su Wiggins metto la mano sul fuoco e, qualora foste della mia opinione, dovreste anche convenire sul fatto che a questo punto mancano “solo” giocatori di ruolo. Giocatori funzionali.

7)      Allo stato attuale delle cose, meglio scegliere, soprattutto in ottica di medio – lungo termine, Irving-Wiggins piuttosto che Wade – Bosh. Il fatto che Houston si stia svenando per far spazio a Bosh mi lascia interdetto. Sempre dando credito alla sua ultima stagione, eccellente.

8)      Cleveland è e resterà “The mistake on the lake”. South Beach è n’artra roba, se permettete. Detto questo, onore a Lebron che non bada al contesto ambientale e all’assenza di palme.

9)      I Cavs sono già i favoriti a Est, non vedo al momento “contenders” credibili.

10)   L’ho lasciato per ultimo, ma è un punto che mi emoziona. Non scherzo, se ci penso mi vengono i brividi. Premessa: Lebron non è mai stato allenato da un genio. Prima ha avuto Paul Silas, poi Mike Brown e agli Heat è stata la volta di Spoelstra. Kobe e Michael hanno avuto Phil Jackson. Ora Lebron ha David Blatt. DAVID BLATT, ragazzi. DAVID BLATT. Mi sembra incredibile solo mettere nella stessa frase quei due nomi. Sono stra-contento per il coach, autore di veri miracoli sportivi in Eurolega, ultima la cavalcata del Maccabi di qualche settimana fa. Una rivoluzione copernicana, spero seguita, prima o poi, dall’inserimento di Ettore Messina in pianta stabile in qualche buona organizzazione Nba. Blatt con Lebron può tranquillamente entrare nella Hall of Fame, ma ha pure un peso enorme sulle spalle. Non credo che avrà molto tempo per far funzionare un tale gruppo di fenomeni. In bocca al lupo coach.

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