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I 30 anni di Carmeluzzo nostro

Carmelo Anthony
loza on 29 maggio 2014 - 17:14 in NBA, Oggi faccio gli Auguri a..., Sport USA

Su nombre es Carmelo Iriarte, lo sabes? His name is Carmelo Anthony, d’you know it? Carmelo Iriarte è Carmelo Anthony, solo con un cognome in più. Il ragazzo, pur americanissimo, ha nelle vene sangue ispanico. Sangue di Porto Rico. Il resto, per il neo 30enne, è una vita fatta di palla a spicchi e La La Vasquez, Syracuse e l’Nba. Con l’idea di dominare perché, obiettivamente, quella tecnica in attacco non ce l’ha nessuno. Il culone, i piedi rapidi, la mano da sarto dei Vip. Ma anche “palleggite acuta”, frenesia e una difesa rivedibile. Troppe e immeritate le critiche, almeno per l’idea di chi scrive.

A Syracuse ci resta un anno, Boeheim fa la 2-3 e lo “copre” difensivamente, permettendo al suo strepitoso talento di condurre gli Orangemen verso un titolo fantastico. È l’anno di grazia 2003 e, da Freshman, è unanimemente considerato il secondo prospetto per talento di tutta la nazione. In quel draft il numero 1 è Lebron James, il 3 Carmeluzzo nostro. Il 2? Darko Milicic, no comment..

È ai Nuggets e i primi due anni li passa a oltre 20 di media (squadra ai playoff), mentre nel terzo sale ancor più di livello e arriva a 26.5. Poi 28.9 e 25.7, sempre con la sensazione che possa fare quello che vuole con quella palla in mano. Magari da fermo. Solo che nel basket ci si dovrebbe pure muovere e non si può giocare sempre di isolamenti. Detto questo, quando si isola, non è inferiore a Bryant e James.

Nella primavera 2009 arriva al suo massimo risultato a livello di playoff con la Finale di Conference persa contro i Lakers, nel 2010 ancora grandi cifre ma niente impresa. Anno dopo anno, l’idea di non vincere nulla lo turba un pelo. Nel febbraio 2011 arriva il super scambio che lo porta a New York, il suo ambiente. Lì sei al centro della vetrina, con o senza una squadra vincente. Ai Nuggets vanno Gallinari, Felton, Wilson Chandler, Mozgov e tre scelte. A New York lui, Billups, Anthony Carter, Shelden Williams e Balkman. Dopo aver avuto la numero 15 si prende la 7, un po’ perché il 15 era ritirato in onore di Earl “The Pearl” Monroe, un po’ perché 7 è il giorno di nascita del figlio…

Nei primi playoff della sua avventura nella Grande Mela perde con Boston, l’anno successivo con Miami. Nel 2013 vince il titolo di miglior marcatore, passa un turno contro i Celtics ma poi perde con Indiana, mentre quest’anno ai playoff proprio non ci arriva…

E allora che ne facciamo di un super talento del genere? Nuova trade?

Dio salvi il talento puro di Carmeluzzo

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