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Semplicemente Tracy McGrady

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loza on 24 maggio 2014 - 16:50 in NBA, Oggi faccio gli Auguri a..., Sport USA

Volendo, sarebbe stato il più forte di tutti. Dormendo un po’ di meno, avrebbe anche passato dei turni di playoff da protagonista. Con un po’ di tenacia in più, si sarebbe messo al dito degli anelli. Sì però (avete ragione) troppi “se”, troppi condizionali, troppi “vorrei ma non posso”… Altrimenti… Beh, altrimenti Tracy McGrady, T-Mac, The Big Sleep, sarebbe già leggenda. Ma di quelle serie…

Ha anche provato a giocare a baseball recentemente, ma su questo celiamo… Oggi ha 35 anni ma è da un pezzo che è un ex giocatore. Eppure, al di là della schiena ballerina, aveva il talento per prendere l’intera Nba in un pugno e farne ciò che voleva. 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media nella sua storia cestistica, ma con saliscendi clamorosi.

Toronto lo sceglie con la numero 9 nel draft del 1997 e in Canada trova un anno dopo suo cugino (sì, ma di terzo grado) Vince Carter. Spettacolari? Molto di più… T-Mac ha tutta l’aria di un diamante grezzo, ma con Vince vicino può quasi passare inosservato. Qualcuna ha una pazza idea: “Ma se fosse più forte?”. Quel qualcuno, in termini assoluti, probabilmente ha sempre avuto ragione. McGrady ai Raptors sale di livello (tre anni a 7, 9 e 15 punti). Gli appetiti delle altre franchigie si fanno sempre più insistenti e nel 2000 sbarca a Orlando, ai Magic, come free agent. Era l’estate perfetto per quelli della Florida, presi come non mai dal ricavare spazio salariale per almeno due super stelle di grande prestigio. L’altra era Grant Hill…

Il 2000-2001 è stato l’anno dell’esplosione, di una luce che si propaga per l’intera Nba e avvolge anche chi non credeva in lui. 26.8 punti, 7.5 rimbalzi e 4.6 assist. Negli anni successivi ai Magic sempre oltre 25 con il picco del 2002-2003 quando viaggia a 32.1 di media. Pazzesco… Voi direte: titoli a pioggia, anelli a profusione. Sì, come no…

Tutt’altro: neanche una serie playoff vinta. Anzi, molto peggio: nella primavera del 2003, quando Orlando era 3-1 su Detroit, ha avuto la bella idea di dire “It feels good to get into second round”. Secondo voi chi ha vinto la serie? I Pistons, ovviamente. Non che poi quella versione dei Bad Boys fosse così da buttare via, visto che l’anno dopo vinsero il titolo, ma McGrady con quella dichiarazione la combinò grossa. Quelle parole cominciarono a marchiarlo, a far scendere su di lui l’aura di quello che forse non avrebbe “mai vinto niente”, altro che solo una serie di playoff…

L’anno successivo fu pessimo per i Magic, anche se T-Mac vinse per il secondo anno consecutivo il titolo “marcatori” e ne segnò anche 62 in una gara contro Washington.

In Florida era finito il suo tempo, lo sapeva anche lui. Serviva aria nuova. A fine giugno 2004 prende corpo una di quelle trade “pesanti”: McGrady, Lue, Gaines e Juwan Howard ai Rockets per Francis, Mobley e Cato. A Houston trova Yao Ming e il 9 dicembre 2004 mette insieme una di quelle prestazioni singole che si ricorderanno anche tra 100 anni….

Io francamente non la so descrivere a parole, vi lascio immagini e un commento più che appropriato

https://www.youtube.com/watch?v=H8rdFgttDwQ

 

Nei playoff del 2005 fu stellare contro Dallas (31+7+7), ma Houston non riuscì a passare il turno. Un altro insopportabile giorno della marmotta. Nel 2005-2006 iniziano i problemi alla schiena (niente playoff per Houston), nel 2006-2007 prosegue a non star bene ma la squadra c’è, anche se perde dai Jazz 4-3 al primo turno. Ai limiti dell’eroico l’anno successivo con i Rockets, sorprendenti, a vincere addirittura 22 partite di fila (di cui 10 senza Yao). E i playoff? Fuori ancora da Utah, questa volta 4-2, con McGrady che mette 40 punti e 10 rimbalzi in gara6…

Il ragazzo da quel momento in poi non è più lo stesso a causa della schiena e l’anno successivo è quello della vera beffa. Con lui fuori da febbraio 2009 dopo un’operazione chirurgica, Houston si qualifica ai playoff e addirittura batte 4-2 i Blazers. Quindi, giusto per la cronaca, il primo turno di playoff McGrady lo ha passato da infortunato e sulla tribuna…

Il resto sono apparizioni con poco senso a New York, Detroit e Atlanta. Forse quella che aveva più senso è stata agli Spurs l’anno scorso. Preso per i playoff, ha la pancia e non gioca praticamente mai, ma ha “rischiato” seriamente di vincere un titolo…

Sette volte All Star, una faccia da prendere a schiaffi e un talento da inginocchiarsi e baciare il terreno sul quale cammina…

Grazie di esistere

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